L'incredibile vicenda del Parco delle Gravine pugliesi e delle aree protette del Lazio
La caccia e la conservazione della natura sono inconciliabili.
29 dicembre 2010
Il voto in consiglio regionale della Puglia che apre la caccia nel Parco regionale delle Gravine joniche è un deliberato assalto alla conservazione di uno degli ecosistemi più delicati della regione.
Un blitz riuscito proprio pochi giorni dopo il fallimento di un simile blitz in consiglio regionale del Lazio. Dure regioni gestite da schieramenti opposti, ma unite a quanto pare, nella schizofrenia politico-amministrativa. Non si capisce infatti come si possa pensare che l'assenza di tutela urbanistica (come stava succedendo nel Lazio) o di divieto di caccia (come è successo in Puglia) possa favorire la tutela dell'ambiente.
Speriamo che il governatore Vendola sappia trovare la bussola in questa schizofrenica vicenda.
Le aree naturali protette e la caccia sono inconciliabili. Se ci sono emergenze faunistiche, come nel caso del cinghiale, su questo si può e si deve intervenire, ma è cosa ben diversa dall'apertura della caccia a peppole e fringuelli, merli e capinere: una autentica vergogna, destinata a durare il tempo di un ricorso.
Peccato, davvero peccato, che la poltica non trovi modo migliore di festeggiare la conclusione dell'anno internazionale della biodiversità.