Quale futuro per i Parchi dell'Emilia Romagna ?
AIDAP chiede un incontro ai vertici regionali .
25 ottobre 2011
Aumenta sempre più in questi giorni l'opposizione al progetto di riorganizzazione delle aree naturali protette della Regione Emilia-Romagna presentata dall'ass. Freda. Sostanzialmente sparirebbe l'autonomia di tutte le aree protette regionali con la chiusura dei soppressi consorzi di gestione. L'idea progettuale è quella di istituire quattro nuovi "enti di gestione" di ambito territoriale che vadano a gestire il territorio protetto ed anche Sic e Zps. La situazione dell'Emilia-Romagna è oggi questa: 14 parchi regionali, 2 nazionali ed 1 interregionale (quello con l'Umbria sul Sasso di Simone e Simoncello, mentre di quello importantissimo del Delta de Po si son perse le tracce, lasciando la gestione a due piccole e frammentarie aree protette regionali, sia in Veneto che in Emilia-Romagna), pari all'8% del territorio regionale; 13 riserve naturali regionali, pari allo 0,1% del territorio regionale; 33 aree di riequilibrio ecologico, estese su 730 ha; 3 paesaggi naturali e semi-naturali, estesi su 26.419 ha; oltre a 134 Siti di Importanza Comunuitaria (SIC) e 81 Zone di Protezione Speciale per l'avifauna (ZPS), per un totale di 265.260 ha, di cui ben il 46% all'interno di aree naturali protette. Il totale complessivo tra aree Natura 2000 (SIC+ZPS) e aree naturali protette raggiunge il 14% del territorio regionale.
La proposta regionale individua: 1. Emilia occidentale Province interessate: Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Comuni: 22 dei parchi, 17 delle riserve, totale 39 2. Emilia centrale Province interessate: Bologna, Modena, Comuni: 22 dei parchi, 2 delle riserve, totale 24 3. Delta del Po Province interessate: Ferrara, Ravenna, Bologna, Comuni: del parco e delle riserve 9 4. Romagna Province interessate: Ravenna, Forlì, Bologna, Rimini, Comuni: 6 del parco, 3 delle riserve, totale 9
AIDAP ritiene che il sistema delle autonomie delle aree naturali protette abbia sin qui garantito la sopravvivenza stessa del sistema nazionale e regionale di parchi e riserve, producendo anche importanti eccellenze e buone pratiche. Una riforma di questo sistema va fatta, nel caso, con attenzione e cura massime per evitare che la cura uccida il malato. Nella proposta dell'ass. Freda, infatti, pur venendo evidenzati alcuni problemi cronici delle aree naturali protette, come la carenza di fondi e mezzi, non ne vengono evidenziate soluzioni, se non un ipotetico e futuribile effetto positivo indotto dalla semplificazione del sistema gestionale. AIDAP ritiene che vengano sottaciuti gli effetti negativi sulla parte tecnica e gestionale delle aree naturali protette. Che fine farebbero gli attuali direttori delle aree protette emiliane e romagnole? Come potrebbero soli 4 direttori di ambito governare sistemi così complessi? Con quali risorse? Con quali mezzi? Queste sono domande serie cui occorrono risposte serie, per evitare che si cancelli una bella esperienza gestionale, che tra mille problemi ha più luci che ombre.
I direttori e funzionari delle aree protette regionali dell'Emilia-Romagna stanno monitorando con attenzione questa delicata fase istituzionale. AIDAP chiede al presidente della Regione Errani e all'ass. Freda un urgente incontro per approfondire ogni ipotesi di riforma, al fine di evitare che le soluzioni organizzative siano identificate senza il contributo proprio di coloro che ogni giorno, con dedizione e passione, si dedicano alla difficile impresa di salvare specie ed habitat di una delle più belle regioni d'Italia.